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DRAMMATICI DISTACCHI NEL TEMPO - di Roberto Vacca, L’OROLOGIO, 11/07/2025

Le date di grossi eventi o scoperte vengono prese a segnare tempi o gli inizi di ere nuove. La Seconda Guerra Mondiale finì nell’estate del 1945: da allora siamo  nel ”dopoguerra”. 


Questa nuova era non è segnata solo da una data convenzionale, ma anche da nuovi fatti concreti fra cui l’entità della radioattività atmosferica e le sue conseguenze

Tra le fonti della radioattività atmosferica naturale è al primo posto, il gas radon - radioattivo inquinante prodotto in natura dal decadimento della catena dell’uranio. 
Altre fonti naturali sono: i raggi cosmici.

Fra le fonti artificiali: l’impiego materiali radioattivi (ricerca, sanità, radioterapia); la bonifica di siti contaminati; gli incendi di foreste; gli incidenti nucleari (Chernobyl, Fukushima, etc.)

Nell’atmosfera sono numerose le sostanze radioattive (C14, Cesio 137, Cobalto 60, Torio 232, Berillio 7, Sodio 22) costituite da residui di bombe atomiche detonate per esperimento nel Marzo 1945 nel deserto del New Mexico, nella II Guerra Mondiale a Hiroshima e Nagasaki, negli incidenti, con dispersione di plutonio, del satellite americano SNAP (System for Nuclear Auxiliary Power) 9-A (1964) e di un modulo dall’astronave Apollo 13 (1970) oltre che negli oltre 2000 test di esplosioni atomiche dal 1945  a oggi. 

Le sostanze radioattive citate sono presenti sotto forma di tracce, non pericolose per gli esseri viventi. Esse, però, vengono incorporate dall’ossigeno atmosferico nell’acciaio e nel piombo nei processi di produzione. L’acciaio così contaminato non può essere usato per costruire apparecchiature di alta precisione (contatori Geiger) impiegati proprio per sottoporre pazienti a tomografie assiali computerizzate o risonanze magnetiche o per misurare l’esposizione  a radiazioni di chi  lavora con materiali radioattivi.

In quelle apparecchiature si impiegano tuttora componenti realizzate con  acciaio a bassa radiazione di fondo (“low background steel”) tipicamente prodotto prima del 1945. Esso si trova in quantità notevole nei relitti di navi da guerra affondate fino ai primi anni della Seconda Guerra mondiale. Interessante il caso dell’incrociatore pesante britannico HMS Exeter (8500 tonnellate) affondato da aerei giapponesi nel Marzo 1942 nel Mare di Giava. Il relitto ne fu  individuato nel 2007, ma dieci anni dopo un'altra spedizione di ricerca della Royal Navy constatò che era quasi sparito. 
Molte tonnellate di acciaio originariamente prodotto nei cantieri di Davenport 1931) erano state asportate e vendute a prezzo remunerativo. Analoghe vicende subirono i relitti di navi della Marina  Imperiale  Germanica affondate a Scapa Flow nella prima Guerra Mondiale.

La  radioattività dell’acciaio post 1945 sta decrescendo. Essa è dovuta a radionuclidi (a parte il plutonio) con tempi di dimezzamento compresi fra 8 giorni e 30 anni.

L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare nel suo Osservatorio Criogenico Sotterraneo di Eventi Rari, sotto i 1400 metri di roccia del tunnel dal Gran Sasso, ha condotto dal 2017 accurati esperimenti sul doppio decadimento beta senza emissione di neutrini. 
È notevole che la temperatura raggiunta è 0,01°K - un centesimo di grado sopra lo zero assoluto.  

Le apparecchiature usate sono state schermate con strati di piombo non radioattivo fornito dal Museo Civico Marongiu di Cabras e tratto da un carico di mille lingotti di piombo di produzione spagnola recuperati dal relitto (del I secolo a.C.) di una nave romana a 36 metri di profondità nei pressi dell’isola di Malu Entu (Oristano). 

Anche il  piombo dissotterrato da vetrate di chiese medioevali è stato utilizzato per realizzare schermature non radioattive.

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