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Il Britannia degli Invisibili. Una leggenda degli affari. MARE E STORIA LA CROCIERA DEL 1992 IN ITALIA CHE SCATENÒ I COMPLOTTISTI
Il panfilo è a Edimburgo dove è usato come museo. Costava troppo farlo navigare Addio a Clarke, usò il panfilo reale per promuovere la City.
Il Britannia è ormai una leggenda e lo è divenuto soprattutto in Italia - una leggenda infarcita di teorie cospirative e sulla quale sono stati costruiti vari strati di retroscena più o meno fantasiosi - per una sua missione del 1992. Il panfilo, attraccato a Civitavecchia, ospitò il 2 giugno di quell’anno, per una delle sue brevi crociere d’ affari, una manciata di banchieri britannici e un centinaio di imprenditori e manager pubblici italiani, qualche politico, qualche accademico e tre giornalisti (tra i quali il sottoscritto). Arrivarono quasi tutti ancora insonnoliti sul molo di Civitavecchia. Tra le mani il cartoncino d’invito a nome della Regina Elisabetta, ma firmato da questi «British Invisibles» che suonavano come una specie di organizzazione segreta (il termine per gli anglosassoni indica gli affari - bancari, assicurativi, i vari tipi di servizi - che non comportano lo scambio di merci fisiche). La crociera durò poche ore. Mario Draghi, allora direttore generale del Tesoro di un governo in transizione (ministro era Carli, ma il gabinetto era appena caduto e Andreotti sarebbe stato ben presto sostituito a Palazzo Chigi da Giuliano Amato) aprì i lavori del convegno sottocoperta presentando il programma italiano di privatizzazioni di un Paese che a quel tempi aveva mezzo sistema industriale e le sue maggiori banche e assicurazioni nelle mani dello Stato. Poi salì su una lancia e tornò in porto mentre i capi di banche d’ affari come Barings e Warburg spiegavano il vantaggi di una campagna di privatizzazioni ai capi di enti e banche pubbliche e di politici come Beniamino Andreatta (in quel periodo senza incarichi ministeriali) e Mario Baldassarri (allora un accademico). Ad ascoltarli c’ erano il presidente dell’ Eni (ancora ente pubblico) Gabriele Cagliari, il capo dell’ Ina, Pallesi, quelli di Agip e Snam, Santoro e Pigorini, il vicepresidente dell’ Iri, Gallo, ma anche Giovanni Bazoli, Rainer Masera, Mario Arcari - allora alla guida di Ambroveneto, IMI e Comit - e il direttore generale di Confindustria, Innocenzo Cipolletta. Grandi discorsi sulla necessità di ridurre l’ area dell’ industria pubblica e recuperare risorse per risanare il bilancio, ma anche molto scetticismo sulla capacità della politica italiana di farlo. Il Britannia è ormai una leggenda e lo è divenuto soprattutto in Italia - una leggenda infarcita di teorie cospirative e sulla quale sono stati costruiti vari strati di retroscena più o meno fantasiosi - per una sua missione del 1992. Il panfilo, attraccato a Civitavecchia, ospitò il 2 giugno di quell'anno, per una delle sue brevi crociere d' affari, una manciata di banchieri britannici e un centinaio di imprenditori e manager pubblici italiani, qualche politico, qualche accademico e tre giornalisti (tra i quali il sottoscritto). Arrivarono quasi tutti ancora insonnoliti sul molo di Civitavecchia. Tra le mani il cartoncino d' invito a nome della Regina Elisabetta, ma firmato da questi «British Invisibles» che suonavano come una specie di organizzazione segreta (il termine per gli anglosassoni indica gli affari - bancari, assicurativi, i vari tipi di servizi - che non comportano lo scambio di merci fisiche). La crociera durò poche ore. Mario Draghi, allora direttore generale del Tesoro di un governo in transizione (ministro era Carli, ma il gabinetto era appena caduto e Andreotti sarebbe stato ben presto sostituito a Palazzo Chigi da Giuliano Amato) aprì i lavori del convegno sottocoperta presentando il programma italiano di privatizzazioni di un Paese che a quel tempi aveva mezzo sistema industriale e le sue maggiori banche e assicurazioni nelle mani dello Stato. Poi salì su una lancia e tornò in porto mentre i capi di banche d' affari come Barings e Warburg spiegavano il vantaggi di una campagna di privatizzazioni ai capi di enti e banche pubbliche e di politici come Beniamino Andreatta (in quel periodo senza incarichi ministeriali) e Mario Baldassarri (allora un accademico). Ad ascoltarli c' erano il presidente dell' Eni (ancora ente pubblico) Gabriele Cagliari, il capo dell' Ina, Pallesi, quelli di Agip e Snam, Santoro e Pigorini, il vicepresidente dell'Iri, Gallo, ma anche Giovanni Bazoli, Rainer Masera, Mario Arcari - allora alla guida di Ambroveneto, IMI e Comit - e il direttore generale di Confindustria, Innocenzo Cipolletta. Grandi discorsi sulla necessità di ridurre l' area dell' industria pubblica e recuperare risorse per risanare il bilancio, ma anche molto scetticismo sulla capacità della politica italiana di farlo.
Fonte: Archivio Storico - Corriere della Sera - Articolo Completo QUI !
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Britannia |
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Il Britannia è ormai una leggenda e lo è divenuto soprattutto in Italia - una leggenda infarcita di teorie cospirative e sulla quale sono stati costruiti vari strati di retroscena più o meno fantasiosi - per una sua missione del 1992. Il panfilo, attraccato a Civitavecchia, ospitò il 2 giugno di quell’anno, per una delle sue brevi crociere d’ affari, una manciata di banchieri britannici e un centinaio di imprenditori e manager pubblici italiani, qualche politico, qualche accademico e tre giornalisti (tra i quali il sottoscritto). Arrivarono quasi tutti ancora insonnoliti sul molo di Civitavecchia. Tra le mani il cartoncino d’invito a nome della Regina Elisabetta, ma firmato da questi «British Invisibles» che suonavano come una specie di organizzazione segreta (il termine per gli anglosassoni indica gli affari - bancari, assicurativi, i vari tipi di servizi - che non comportano lo scambio di merci fisiche). La crociera durò poche ore. Mario Draghi, allora direttore generale del Tesoro di un governo in transizione (ministro era Carli, ma il gabinetto era appena caduto e Andreotti sarebbe stato ben presto sostituito a Palazzo Chigi da Giuliano Amato) aprì i lavori del convegno sottocoperta presentando il programma italiano di privatizzazioni di un Paese che a quel tempi aveva mezzo sistema industriale e le sue maggiori banche e assicurazioni nelle mani dello Stato. Poi salì su una lancia e tornò in porto mentre i capi di banche d’ affari come Barings e Warburg spiegavano il vantaggi di una campagna di privatizzazioni ai capi di enti e banche pubbliche e di politici come Beniamino Andreatta (in quel periodo senza incarichi ministeriali) e Mario Baldassarri (allora un accademico). Ad ascoltarli c’ erano il presidente dell’ Eni (ancora ente pubblico) Gabriele Cagliari, il capo dell’ Ina, Pallesi, quelli di Agip e Snam, Santoro e Pigorini, il vicepresidente dell’ Iri, Gallo, ma anche Giovanni Bazoli, Rainer Masera, Mario Arcari - allora alla guida di Ambroveneto, IMI e Comit - e il direttore generale di Confindustria, Innocenzo Cipolletta. Grandi discorsi sulla necessità di ridurre l’ area dell’ industria pubblica e recuperare risorse per risanare il bilancio, ma anche molto scetticismo sulla capacità della politica italiana di farlo. Il Britannia è ormai una leggenda e lo è divenuto soprattutto in Italia - una leggenda infarcita di teorie cospirative e sulla quale sono stati costruiti vari strati di retroscena più o meno fantasiosi - per una sua missione del 1992. Il panfilo, attraccato a Civitavecchia, ospitò il 2 giugno di quell'anno, per una delle sue brevi crociere d' affari, una manciata di banchieri britannici e un centinaio di imprenditori e manager pubblici italiani, qualche politico, qualche accademico e tre giornalisti (tra i quali il sottoscritto). Arrivarono quasi tutti ancora insonnoliti sul molo di Civitavecchia. Tra le mani il cartoncino d' invito a nome della Regina Elisabetta, ma firmato da questi «British Invisibles» che suonavano come una specie di organizzazione segreta (il termine per gli anglosassoni indica gli affari - bancari, assicurativi, i vari tipi di servizi - che non comportano lo scambio di merci fisiche). La crociera durò poche ore. Mario Draghi, allora direttore generale del Tesoro di un governo in transizione (ministro era Carli, ma il gabinetto era appena caduto e Andreotti sarebbe stato ben presto sostituito a Palazzo Chigi da Giuliano Amato) aprì i lavori del convegno sottocoperta presentando il programma italiano di privatizzazioni di un Paese che a quel tempi aveva mezzo sistema industriale e le sue maggiori banche e assicurazioni nelle mani dello Stato. Poi salì su una lancia e tornò in porto mentre i capi di banche d' affari come Barings e Warburg spiegavano il vantaggi di una campagna di privatizzazioni ai capi di enti e banche pubbliche e di politici come Beniamino Andreatta (in quel periodo senza incarichi ministeriali) e Mario Baldassarri (allora un accademico). Ad ascoltarli c' erano il presidente dell' Eni (ancora ente pubblico) Gabriele Cagliari, il capo dell' Ina, Pallesi, quelli di Agip e Snam, Santoro e Pigorini, il vicepresidente dell'Iri, Gallo, ma anche Giovanni Bazoli, Rainer Masera, Mario Arcari - allora alla guida di Ambroveneto, IMI e Comit - e il direttore generale di Confindustria, Innocenzo Cipolletta. Grandi discorsi sulla necessità di ridurre l' area dell' industria pubblica e recuperare risorse per risanare il bilancio, ma anche molto scetticismo sulla capacità della politica italiana di farlo.
Fonte: Archivio Storico - Corriere della Sera - Articolo Completo QUI !
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Telecom parla spagnolo, accordo Telefonica-Telco
Patuano: 'Nessun licenziamento'. La compagnia iberica salirà in capitale nei prossimi mesi.
MILANO - Accordo di Telefonica con Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo per salire dal 46 al 65% di Telco che controlla il 22,4% di Telecom.Un'operazione che prevede un' opzione per gli spagnoli a salire a breve termine fino al 70% e sposta di 6 mesi la finestra per dare le disdette al patto Telco. Il prezzo pattuito, secondo quanto si apprende è di, 1 euro per azione.
Fonte: ANSA - Articolo Completo QUI
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F. Bernabè - Presidente Telecom |
Fonte: ANSA - Articolo Completo QUI
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BONUS: la Newsletter dell'Agenzia delle Entrate
Entrate News
Il bonus arredi punto per punto
Il decreto legge n. 63/2013 ha introdotto una
detrazione dall’Irpef del 50% per l’acquisto di mobili e di grandi
elettrodomestici di classe non inferiore alla A+ (A per i forni), finalizzati
all’arredo di immobili oggetto di ristrutturazione. Sulle sue regole - chiarite
dall'Agenzia delle Entrate con la circolare
n. 29/E del 18 settembre 2013 - si sofferma questo numero
"speciale" di Entrate news.
Quando si può ottenere
Il principale presupposto per poter usufruire
della detrazione è l’effettuazione di un intervento di recupero del patrimonio
edilizio, sia su singole unità immobiliari residenziali, sia su parti comuni di
edifici residenziali (per esempio, guardiole, appartamento del portiere,
lavatoi; in questo caso, ovviamente, il bonus spetta per l'arredo della parte
comune su cui è stato effettuato il lavoro). Le spese per questi interventi
devono essere state sostenute a partire dal 26 giugno 2012.Gli interventi edilizi che consentono di richiedere la detrazione sono quelli:
- di manutenzione straordinaria, di restauro e risanamento conservativo, di ristrutturazione edilizia, effettuati sia sulle parti comuni di edificio residenziale sia sulle singole unità immobiliari residenziali
- di manutenzione ordinaria, effettuati sulle parti comuni di edificio residenziale
- necessari alla ricostruzione o al ripristino dell’immobile danneggiato a seguito di eventi calamitosi, anche se non rientranti nelle categorie precedenti e a condizione che sia stato dichiarato lo stato di emergenza
- di restauro, risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia, riguardanti interi fabbricati, eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare e da cooperative edilizie che entro sei mesi dal termine dei lavori vendono o assegnano l’immobile.
Per la detrazione è inoltre indispensabile che la data di inizio lavori sia anteriore a quella in cui sono sostenute le spese per l'acquisto dei mobili e/o dei grandi elettrodomestici.
Non è necessario, invece, che le spese di ristrutturazione siano sostenute prima di quelle per l’arredo dell’abitazione. La data di avvio dei lavori può essere dimostrata da eventuali abilitazioni amministrative, dalla comunicazione preventiva all’Asl, quando la stessa è obbligatoria, da dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, per lavori per i quali non sono necessarie comunicazioni o titoli abitativi.
Per quali acquisti
La detrazione spetta per le spese sostenute
dal 6 giugno al 31 dicembre 2013 per l’acquisto di:- mobili nuovi (tra questi, letti, armadi, cassettiere, librerie, scrivanie, tavoli, sedie, comodini, divani, poltrone, credenze, nonché i materassi e gli apparecchi di illuminazione). E’ escluso l’acquisto di porte, pavimentazioni (per esempio, il parquet), tende e tendaggi, nonché di altri complementi di arredo
- grandi elettrodomestici nuovi di classe energetica non inferiore alla A+ (A per i forni), per le apparecchiature per le quali sia prevista l’etichetta energetica. Per gli elettrodomestici che ne sono sprovvisti, l’acquisto è agevolato solo se per essi non è ancora previsto l’obbligo di etichetta energetica. Rientrano nei grandi elettrodomestici, per esempio: frigoriferi, congelatori, lavatrici, asciugatrici, lavastoviglie, apparecchi di cottura, stufe elettriche, piastre riscaldanti elettriche, forni a microonde, apparecchi elettrici di riscaldamento, radiatori elettrici, ventilatori elettrici, apparecchi per il condizionamento.
Nell’importo delle spese sostenute possono essere considerate anche le spese di trasporto e di montaggio dei beni acquistati.
L’acquisto di mobili o di grandi elettrodomestici è agevolabile anche se i beni sono destinati ad arredare un ambiente diverso dello stesso immobile oggetto di intervento edilizio.
Importo detraibile
La detrazione spettante, da ripartire tra gli
aventi diritto in dieci quote annuali di pari importo, deve essere calcolata
sull’importo massimo di 10.000 euro (riferito, complessivamente, alle spese
sostenute per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici).Questo limite riguarda la singola unità immobiliare, comprensiva delle pertinenze, o la parte comune dell’edificio oggetto di ristrutturazione.
Il contribuente che esegue lavori di ristrutturazione su più unità immobiliari avrà diritto più volte al beneficio.
Pagamento e documenti da conservare
Come previsto per i lavori di
ristrutturazione, per avere la detrazione sugli acquisti di mobili e di grandi elettrodomestici
occorre effettuare i pagamenti con bonifici bancari o postali, sui quali va
indicato:- la causale del versamento (è quella attualmente utilizzata da banche e Poste Spa per i bonifici relativi ai lavori di ristrutturazione)
- il codice fiscale del beneficiario della detrazione
- il numero di partita Iva o il codice fiscale del soggetto a favore del quale il bonifico è effettuato.
E’ consentito effettuare il pagamento anche mediante carte di credito o carte di debito. In questo caso, la data di pagamento è individuata nel giorno di utilizzo della carta da parte del titolare (indicata nella ricevuta di transazione) e non nel giorno di addebito sul conto corrente del titolare stesso. Non è consentito, invece, effettuare il pagamento mediante assegni bancari, contanti o altri mezzi di pagamento.
Il contribuente deve conservare, inoltre:
- la documentazione attestante il pagamento (ricevuta del bonifico, ricevuta di avvenuta transazione, per i pagamenti con carta di credito o di debito)
- le fatture di acquisto dei beni, riportanti la natura, la qualità e la quantità dei beni e dei servizi acquisiti.
Contatta l'Agenzia
I canali di assistenza
a tua disposizione
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