Una giovane donna di oggi ridà vita ai racconti dei nonni con poetica drammaticità, intessendo quattro storie separate ma che si intrecciano, tra boschi, crepuscoli e Appennino, nel formarsi delle prime bande armate partigiane sulla Linea Gotica nel 1943, in piena Seconda guerra mondiale. Ecco Voci Partigiane di Simona Teodori, romana trentanovenne al suo esordio narrativo. In libreria dal 20 novembre con Edizioni della Sera (collana Externa), l'agile scritto (pagg. 131) narra di giovani montanari di poche parole, di ragazzi che già hanno patito in divisa su altri fronti, di paesini arroccati.
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sabato
La politica Italiana, che confusione...
di Marco Ventura
Ecco l'analisi di come stanno partiti e coalizioni; roba da mani nei capelli. Intanto in Germania...
Oh, adesso finalmente è tutto chiaro. Silvio Berlusconi sta per decadere da senatore ma ha già detto che continuerà a essere il leader del Pdl che però nel frattempo avrà cambiato nome tornando a essere quello che era nel ’94, Forza Italia. Ma non sarà la Forza Italia di un tempo.
Per usare le parole di Renato Schifani, il presidente dei senatori azzurri (tornerà anche questa dizione colorata per indicare i parlamentari nel nuovo e vecchio partito), sarà un ritorno al futuro. Solo che difficilmente tutti gli attuali passeggeri della rinata nave della libertà saranno traghettati (almeno senza ferite) nel nuovo contenitore.
Anche la sede è cambiata: dall'Umiltà a San Lorenzo in Lucina, la piazza che una volta era di Giulio Andreotti. Ci saranno i falchi e le colombe che continueranno a beccarsi per un posto al sole: Verdini, la Santanché, Brunetta e Capezzone da un lato, Alfano, Cicchitto e il gruppo dei ministri (governativi per definizione) dall'altro. Nel mezzo, un’area grigia di berlusconiani non governativi che in cuor loro si augurano, forse, di andare presto al voto ma al tempo stesso non hanno la scimitarra tra i denti perché si sentono, e sono, “moderati”. Ovviamente, su tutto incombe lo scenario di un leader, il “leader incontrastato del Pdl” lo ha definito il presidente Napolitano, che salvo improbabili atti di clemenza dovrà presto adattarsi allo status di arrestato in casa o affidato ai servizi sociali. Con o senza revisione del processo in cui è stato condannato.
Fonte: Panorama - Articolo Completo QUI
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Oh, adesso finalmente è tutto chiaro. Silvio Berlusconi sta per decadere da senatore ma ha già detto che continuerà a essere il leader del Pdl che però nel frattempo avrà cambiato nome tornando a essere quello che era nel ’94, Forza Italia. Ma non sarà la Forza Italia di un tempo.
Per usare le parole di Renato Schifani, il presidente dei senatori azzurri (tornerà anche questa dizione colorata per indicare i parlamentari nel nuovo e vecchio partito), sarà un ritorno al futuro. Solo che difficilmente tutti gli attuali passeggeri della rinata nave della libertà saranno traghettati (almeno senza ferite) nel nuovo contenitore.
Anche la sede è cambiata: dall'Umiltà a San Lorenzo in Lucina, la piazza che una volta era di Giulio Andreotti. Ci saranno i falchi e le colombe che continueranno a beccarsi per un posto al sole: Verdini, la Santanché, Brunetta e Capezzone da un lato, Alfano, Cicchitto e il gruppo dei ministri (governativi per definizione) dall'altro. Nel mezzo, un’area grigia di berlusconiani non governativi che in cuor loro si augurano, forse, di andare presto al voto ma al tempo stesso non hanno la scimitarra tra i denti perché si sentono, e sono, “moderati”. Ovviamente, su tutto incombe lo scenario di un leader, il “leader incontrastato del Pdl” lo ha definito il presidente Napolitano, che salvo improbabili atti di clemenza dovrà presto adattarsi allo status di arrestato in casa o affidato ai servizi sociali. Con o senza revisione del processo in cui è stato condannato.
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martedì
Nella vita una spy story ?
Nel passato di Di Pietro: Tonino, Ti ricordi ?
di Maurizio Tortorella
Un mucchietto di foto, che avrebbero dovuto essere distrutte, e invece emergono dopo oltre 17 anni di oblio. E un interrogatorio, anch’esso totalmente dimenticato, che risale al 1995. Sono gli elementi del caso che dall’inizio del mese sta assediando Antonio Di Pietro, presidente appena confermato dell’Italia dei valori.

Il 2 febbraio il Corriere della sera ha pubblicato alcune immagini che ritraggono l’ex pm al tavolo di una cena romana, il 15 dicembre 1992, seduto alla sinistra di Bruno Contrada, alto funzionario del Sisde, e vicino ad altri personaggi del ramo: come Fausto Del Vecchio, colonnello del Sisde; o come Rocco Mario Mediati, un «investigative specialist» della Kroll security services americana.
L’imbarazzo, che per tanto tempo ha fatto tacere Di Pietro sull’episodio, è forse dovuto alla vicinanza con tanti 007 e al fatto che nove giorni dopo quell’incontro Contrada sarebbe stato arrestato per associazione mafiosa. Tanto che il Corriere ha scritto che quel 24 dicembre partì un vortice di telefonate perché le immagini scomparissero. Di Pietro ha opposto molti «non ricordo», e sostanzialmente ha reagito male: «Solo menti malate» ha detto «possono pensare che ho fatto quel che ho fatto nella mia vita per una spy story».
Fonte: Panorama.it
di Maurizio Tortorella
Un mucchietto di foto, che avrebbero dovuto essere distrutte, e invece emergono dopo oltre 17 anni di oblio. E un interrogatorio, anch’esso totalmente dimenticato, che risale al 1995. Sono gli elementi del caso che dall’inizio del mese sta assediando Antonio Di Pietro, presidente appena confermato dell’Italia dei valori.

Il 2 febbraio il Corriere della sera ha pubblicato alcune immagini che ritraggono l’ex pm al tavolo di una cena romana, il 15 dicembre 1992, seduto alla sinistra di Bruno Contrada, alto funzionario del Sisde, e vicino ad altri personaggi del ramo: come Fausto Del Vecchio, colonnello del Sisde; o come Rocco Mario Mediati, un «investigative specialist» della Kroll security services americana.
L’imbarazzo, che per tanto tempo ha fatto tacere Di Pietro sull’episodio, è forse dovuto alla vicinanza con tanti 007 e al fatto che nove giorni dopo quell’incontro Contrada sarebbe stato arrestato per associazione mafiosa. Tanto che il Corriere ha scritto che quel 24 dicembre partì un vortice di telefonate perché le immagini scomparissero. Di Pietro ha opposto molti «non ricordo», e sostanzialmente ha reagito male: «Solo menti malate» ha detto «possono pensare che ho fatto quel che ho fatto nella mia vita per una spy story».
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