Mountain View ha reso noto di aver acquisito la Slide Inc per una cifra si aggira sui 200 milioni di dollari, in questo modo Google dovrebbe riuscire ad acquisire le necessarie conoscenze tecniche per inserirsi con successo nel settore del networking sociale.
Il prossimo futuro svelerà se per Page e Brin l'acquisto di Slide Inc sia stato un buon affare o meno, di certo c'è che per ora tutte le incursioni di Google nelle reti sociali sono andate maluccio, lo testimoniano le esperienze di Orkut, Wave e Buzz.
Se le cose dovessero andare per il meglio, non sarebbe la prima volta che Mountain View riesce a fare con i soldi quello che le idee da sole non le hanno permesso, in questo caso l'ingresso di YouTube tra i servizi di Google è estremamente esemplificativo.
Il tempo in ogni caso stringe, Facebook e Twitter sembrano per ora essere le uniche due superpotenze del web sociale, e Google, a furia di grandi annunci che si risolvono in semplici tentativi, rischia di centrare l'obbiettivo quando sarà ormai troppo tardi e la moda del social networking sarà già passata.
lunedì
mercoledì
Liberalizzazione AutoMotoRiparatori e Ricambi
Il nuovo Regolamento UE 461/2010 interviene nel settore automobilistico, piu' precisamente nell'ambito degli accordi commerciali tra le imprese all'interno delle reti di distribuzione, liberalizzando, di fatto, il mercato dei pezzi di ricambio e dei servizi di riparazione post-vendita.
In vigore dal 1/6/2010, vieta di fatto gli accordi tra imprese che fanno parte di una determinata rete di produzione e distribuzione (legata ad un determinato marchio di autoveicoli) inerenti:
- restrizioni nella vendita di pezzi di ricambio a distributori indipendenti, ovvero non convenzionati e/o autorizzati dall'impresa produttrice;
- restrizioni nella vendita di pezzi di ricambio, attrezzature di riparazione e diagnostica o altre apparecchiature a distributori e riparatori autorizzati e/o indipendenti, nonche' agli utilizzatori finali, derivate da accordi tra fornitori di tali beni e venditori di autoveicoli.
- restrizioni alla possibilita' per il produttore di componenti auto di apporre il proprio marchio o logo sui componenti stessi o sui pezzi di ricambio originali.
Cio' significa che gia' dal 1/6/2010 dovrebbe essere possibile, per le officine non convenzionate con alcun produttore e non legate quindi ad uno o piu' marchi, accedere ai pezzi di ricambio originali fin'ora riservati alle officine autorizzate.
Conseguentemente le imprese produttrici non dovrebbero piu' poter condizionare la resa della garanzia post vendita all'utilizzo di officine convenzionate per i vari interventi di manutenzione e riparazione, compresi i tagliandi.
Non dovrebbe inoltre piu' esistere differenziazione tra i ricambi originali e quelli alternativi, magari con altro marchio, che siano comunque di qualita' equivalente (certificati tali da chi li produce).
Il cliente finale, quindi, dovrebbe sempre poter rivolgersi liberamente alle officine di sua scelta, senza vincoli contrattuali, usufruendo per i pezzi di ricambio di prezzi decisi dal mercato e non dai produttori.
Cio' anche nel periodo di validita' della garanzia contrattuale del produttore, senza che questa decada. Ci si riferisce ad interventi a pagamento, ovviamente, e quindi fuori-garanzia, perche' per usufruire di quelli gratuiti coperti dalla garanzia contrattuale sara' comunque necessario continuare a rivolgersi ai centri convenzionati col produttore.
Resta da verificare l'impatto che il nuovo Regolamento avra' sul mercato, le risposte dei produttori di auto, essenzialmente, e di tutte le imprese facenti parte della rete di distribuzione sottostante. Il tema e' aperto, al momento, ed ogni eventuale evoluzione sara' seguita e segnalata.
Fonte ADUC
In vigore dal 1/6/2010, vieta di fatto gli accordi tra imprese che fanno parte di una determinata rete di produzione e distribuzione (legata ad un determinato marchio di autoveicoli) inerenti:
- restrizioni nella vendita di pezzi di ricambio a distributori indipendenti, ovvero non convenzionati e/o autorizzati dall'impresa produttrice;
- restrizioni nella vendita di pezzi di ricambio, attrezzature di riparazione e diagnostica o altre apparecchiature a distributori e riparatori autorizzati e/o indipendenti, nonche' agli utilizzatori finali, derivate da accordi tra fornitori di tali beni e venditori di autoveicoli.
- restrizioni alla possibilita' per il produttore di componenti auto di apporre il proprio marchio o logo sui componenti stessi o sui pezzi di ricambio originali.
Cio' significa che gia' dal 1/6/2010 dovrebbe essere possibile, per le officine non convenzionate con alcun produttore e non legate quindi ad uno o piu' marchi, accedere ai pezzi di ricambio originali fin'ora riservati alle officine autorizzate.
Conseguentemente le imprese produttrici non dovrebbero piu' poter condizionare la resa della garanzia post vendita all'utilizzo di officine convenzionate per i vari interventi di manutenzione e riparazione, compresi i tagliandi.
Non dovrebbe inoltre piu' esistere differenziazione tra i ricambi originali e quelli alternativi, magari con altro marchio, che siano comunque di qualita' equivalente (certificati tali da chi li produce).
Il cliente finale, quindi, dovrebbe sempre poter rivolgersi liberamente alle officine di sua scelta, senza vincoli contrattuali, usufruendo per i pezzi di ricambio di prezzi decisi dal mercato e non dai produttori.
Cio' anche nel periodo di validita' della garanzia contrattuale del produttore, senza che questa decada. Ci si riferisce ad interventi a pagamento, ovviamente, e quindi fuori-garanzia, perche' per usufruire di quelli gratuiti coperti dalla garanzia contrattuale sara' comunque necessario continuare a rivolgersi ai centri convenzionati col produttore.
Resta da verificare l'impatto che il nuovo Regolamento avra' sul mercato, le risposte dei produttori di auto, essenzialmente, e di tutte le imprese facenti parte della rete di distribuzione sottostante. Il tema e' aperto, al momento, ed ogni eventuale evoluzione sara' seguita e segnalata.
Fonte ADUC
giovedì
IL VINO ITALIANO MOTORE DELLA RIPRESA
Il vino sarà il motore dell'export italiano.
Un interessante studio di BMPS
Il vino italiano sarà fra i motori della ripresa dell'export nazionale: lo afferma uno studio condotto dall'Area Research di Banca Mps, secondo cui il 2010 si è aperto con "il ritorno di un cauto ottimismo" sui mercati, grazie a una crescita delle esportazioni del vino made in Italy di oltre l'8% sia in termini di volume che di valore. A far segnare l'incremento più forte sono stati i paesi non europei (+16,4%), a fronte di un recupero più contenuto della Ue (+2,4%). Spicca il balzo della Cina, con un incremento in valore di oltre il 70%, come conseguenza del crescente ruolo del vino nella cultura alimentare cinese. In Asia il consumo del vino aumenta ad una velocità pari a 4 volte quella media mondiale, e tra il 2009 e il 2013 è prevista una crescita del 25%. "Fare sistema - afferma Bmps - mettersi insieme, attraverso ad esempio il modello delle reti di impresa, per affrontare i mercati, anche più lontani che presentano crescenti potenzialità di crescita, appare una delle opzioni più interessanti per le imprese". In Italia il settore vitivinicolo fattura 13,5 miliardi di euro all'anno, di cui 3,5 mld di export (la prima voce dell'export alimentare italiano), a cui si aggiungono circa 2 mld di indotto. (fonte Il Giornale)
Comunicati Stampa: Nuovo Corso di Enologia e Degustazione.
Un interessante studio di BMPS
Il vino italiano sarà fra i motori della ripresa dell'export nazionale: lo afferma uno studio condotto dall'Area Research di Banca Mps, secondo cui il 2010 si è aperto con "il ritorno di un cauto ottimismo" sui mercati, grazie a una crescita delle esportazioni del vino made in Italy di oltre l'8% sia in termini di volume che di valore. A far segnare l'incremento più forte sono stati i paesi non europei (+16,4%), a fronte di un recupero più contenuto della Ue (+2,4%). Spicca il balzo della Cina, con un incremento in valore di oltre il 70%, come conseguenza del crescente ruolo del vino nella cultura alimentare cinese. In Asia il consumo del vino aumenta ad una velocità pari a 4 volte quella media mondiale, e tra il 2009 e il 2013 è prevista una crescita del 25%. "Fare sistema - afferma Bmps - mettersi insieme, attraverso ad esempio il modello delle reti di impresa, per affrontare i mercati, anche più lontani che presentano crescenti potenzialità di crescita, appare una delle opzioni più interessanti per le imprese". In Italia il settore vitivinicolo fattura 13,5 miliardi di euro all'anno, di cui 3,5 mld di export (la prima voce dell'export alimentare italiano), a cui si aggiungono circa 2 mld di indotto. (fonte Il Giornale)
Comunicati Stampa: Nuovo Corso di Enologia e Degustazione.
mercoledì
ARRIVA SUL MERCATO IL MARCHIO DEI VIGNAIOLI INDIPENDENTI ITALIANI.
LE PRIME BOTTIGLIE SONO GIA’ SUGLI SCAFFALI DELLE ENOTECHE
Sono appena sbarcate sul mercato le prime bottiglie che riportano in etichetta il marchio dei Vignaioli Indipendenti Italiani, a garanzia di genuinità e qualità. Ne dà notizia Costantino Charrere, il presidente della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi) che raduna oltre 600 vignaioli, nell’assemblea annuale, tenuta nella Reggia di Colorno, nei giorni scorsi.
Il vignaiolo indipendente, sulla scia dei vignerons francesi, è colui che riunisce le tre fasi della coltivazione, della vinificazione in cantina e della commercializzazione del vino.La Fivi, assieme alle consorelle dei vignerons francesi, portoghesi, spagnoli, sloveni, svizzeri, lussemburghesi e ungheresi è associata alla Cevi, la Confederazione Europea che è tra i protagonisti dei tavoli negoziali sul vino a Bruxelles.
A novembre la Fivi organizzerà il primo “Salone dei Vignaioli Indipendenti”, in cui i consumatori potranno fare la spesa direttamente dai produttori.
Nuovo Corso a Roma di Enologia e Degustazione.
giovedì
Niente più D.O.C. ed I.G.T. ma solo D.O.P. ed I.G.P.
Come, giustamente, avevano preannunciato.
CITTA’ DEL VINO E OCM: NIENTE PIU’ DOCG, DOC E IGT MA SOLO DOP E IGP. “FORSE UNA CONDANNA A MORTE” PER NUMEROSE ED IMPORTANTI DENOMINAZIONI DEL BEL PAESE ENOICO, CON L’ENTRATA IN VIGORE DEL SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE DEI VINI PREVISTO DALLA COMMISSIONE EUROPEA.
“Di fronte all’allarmante silenzio da parte di Istituzioni nazionali, Regioni, Associazioni di categoria e Consorzi, ancora una volta sono le Città del Vino a chiedere l’apertura di un dibattito per salvare la nostra storica geografia enologica” era questo l’allarme lanciato dal Presidente delle Città del Vino Valentino Valentini, che aveva chiesto al Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia di intervenire sulla Commissione Europea per ritardare l’entrata in vigore della nuova classificazione, che è divenuta realtà dal 1° agosto 2009.
N.B.
La legge è operativa e siamo ormai a luglio 2010 e già si vedono, su molti scaffali, vini a marchio DOC ed a marchio DOP.
La discussione è aperta per le possibili variazioni nell’elenco delle DOC, DOCG ed IGT che stanno confluendo (Tutte ?) delle nuove DOP ed IGP.
Studio Service
di G.Bertollini
CITTA’ DEL VINO E OCM: NIENTE PIU’ DOCG, DOC E IGT MA SOLO DOP E IGP. “FORSE UNA CONDANNA A MORTE” PER NUMEROSE ED IMPORTANTI DENOMINAZIONI DEL BEL PAESE ENOICO, CON L’ENTRATA IN VIGORE DEL SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE DEI VINI PREVISTO DALLA COMMISSIONE EUROPEA.
“Di fronte all’allarmante silenzio da parte di Istituzioni nazionali, Regioni, Associazioni di categoria e Consorzi, ancora una volta sono le Città del Vino a chiedere l’apertura di un dibattito per salvare la nostra storica geografia enologica” era questo l’allarme lanciato dal Presidente delle Città del Vino Valentino Valentini, che aveva chiesto al Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia di intervenire sulla Commissione Europea per ritardare l’entrata in vigore della nuova classificazione, che è divenuta realtà dal 1° agosto 2009.
N.B.
La legge è operativa e siamo ormai a luglio 2010 e già si vedono, su molti scaffali, vini a marchio DOC ed a marchio DOP.
W LA CONFUSIONE !
La discussione è aperta per le possibili variazioni nell’elenco delle DOC, DOCG ed IGT che stanno confluendo (Tutte ?) delle nuove DOP ed IGP.
Studio Service
di G.Bertollini
lunedì
Fare e-Mail Marketing significa promuovere la propria Azienda !
L'e-Mail Marketing è uno strumento promozionale a basso costo che consente il monitoraggio in tempo reale dei risultati.
Fare e-Mail Marketing significa promuovere la propria Azienda utilizzando la posta elettronica come canale di comunicazione.
75.000 aziende - euro 950,00 + Iva
Professionisti
72.000 professionisti - euro 900,00 + Iva
Tutti regolarmente autorizzati.
Vi aspettiamo.
Con i migliori saluti.
http://www.studiostampa.com/
info@studiobertollini.it
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Aziende
30.000 aziende - euro 600,00 + Iva 75.000 aziende - euro 950,00 + Iva
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Con i migliori saluti.
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martedì
L’e-Commerce Torna a Volare !
Dopo essersi concesso un anno di tregua (si fa per dire, visto che il calo del 2% ha quasi del miracoloso in un anno nero come il 2009), l’e-commerce è tornato a crescere sui “suoi” livelli.
Secondo i dati rilasciati dall’Osservatorio Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano in occasione dell’ultimo e-Commerce Forum, nel primo trimestre del 2010 l’eCommerce B2c in Italia cresce in doppia cifra (+16%) superando quota 1,4 miliardi di euro. Un trend che dovrebbe mantenersi anche nel resto dell’anno, con una crescita del 15% e una quota di fatturato complessiva pari a 6,5 miliardi di euro.
A far volare le vendite online è soprattutto l’exploit del settore abbigliamento (+45%), ma migliorano sensibilmente anche le assicurazioni (+21%) e il turismo (+19%). Proprio quest’ultimo comparto si conferma il più attivo dell’intero e-commerce italiano, con oltre il 50% di quote di mercato, trainando la vendita di servizi (67%) rispetto ai prodotti (33%), in netta controtendenza rispetto ai mercati esteri.
Positivo, sia per i prodotti che per i servizi, l’andamento del numero di ordini evasi che crescerà del 21% e del 6% circa, rispettivamente. Rimarrà stabile lo scontrino medio nei prodotti (183 euro) e aumenterà del 12% nei servizi (253 euro).
Nonostante i segnali positivi, il valore del nostro commercio elettronico rappresenta solo il 3% di quello europeo. In Italia gli e-buyer rappresentano infatti solo il 12% della popolazione, quando la media europea è di circa il 42%.
A frenare le vendite online nel nostro Paese, ha commentato Roberto Liscia, Presidente Netcomm, non è tanto la diffidenza dei nostri connazionali nei confronti dei metodi di pagamento online quanto piuttosto la mancanza di un contatto fisico nell’esperienza di vendita, sia con il prodotto che con il venditore.
Il problema non riguarda però solo la domanda ma anche l’offerta. Fuori dalla Lombardia – ha sottolineato Alessandro Perego, Responsabile Scientifico Osservatorio B2c Netcomm School of Management Politecnico di Milano – solo il 10-12% dell’attuale spesa mensile di una famiglia italiana potrebbe essere soddisfatta dal canale Web.
Articolo di
Roberto Catania
Giovedì 20 Maggio 2010
Secondo i dati rilasciati dall’Osservatorio Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano in occasione dell’ultimo e-Commerce Forum, nel primo trimestre del 2010 l’eCommerce B2c in Italia cresce in doppia cifra (+16%) superando quota 1,4 miliardi di euro. Un trend che dovrebbe mantenersi anche nel resto dell’anno, con una crescita del 15% e una quota di fatturato complessiva pari a 6,5 miliardi di euro.
A far volare le vendite online è soprattutto l’exploit del settore abbigliamento (+45%), ma migliorano sensibilmente anche le assicurazioni (+21%) e il turismo (+19%). Proprio quest’ultimo comparto si conferma il più attivo dell’intero e-commerce italiano, con oltre il 50% di quote di mercato, trainando la vendita di servizi (67%) rispetto ai prodotti (33%), in netta controtendenza rispetto ai mercati esteri.
Positivo, sia per i prodotti che per i servizi, l’andamento del numero di ordini evasi che crescerà del 21% e del 6% circa, rispettivamente. Rimarrà stabile lo scontrino medio nei prodotti (183 euro) e aumenterà del 12% nei servizi (253 euro).
Nonostante i segnali positivi, il valore del nostro commercio elettronico rappresenta solo il 3% di quello europeo. In Italia gli e-buyer rappresentano infatti solo il 12% della popolazione, quando la media europea è di circa il 42%.
A frenare le vendite online nel nostro Paese, ha commentato Roberto Liscia, Presidente Netcomm, non è tanto la diffidenza dei nostri connazionali nei confronti dei metodi di pagamento online quanto piuttosto la mancanza di un contatto fisico nell’esperienza di vendita, sia con il prodotto che con il venditore.
Il problema non riguarda però solo la domanda ma anche l’offerta. Fuori dalla Lombardia – ha sottolineato Alessandro Perego, Responsabile Scientifico Osservatorio B2c Netcomm School of Management Politecnico di Milano – solo il 10-12% dell’attuale spesa mensile di una famiglia italiana potrebbe essere soddisfatta dal canale Web.
Articolo di
Roberto Catania
Giovedì 20 Maggio 2010
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