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Gran Loggia d’Italia: la Massoneria in un’epoca di conflitti all’ombra di nuove sfide - La Versiliana - 20 luglio 2024 - ore 18.30
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Breve biografia estratta dal libro di Guido del Giudice “Giordano Bruno. Il profeta dell’universo infinito”, GBS, Napoli 2015.
Del luogo natio, la gloriosa Nola, che aveva respinto Annibale e accolto l’ultimo respiro di Augusto, aveva ereditato la fierezza e lo spirito combattivo. Vi era nato nei primi mesi del 1548 e, anche quando l’abbandonerà a 14 anni per andare a studiare a Napoli, Filippo Bruno rimarrà per sempre il “Nolano”.
A 17 diventa fra’ Giordano, quando, ammaliato dagli oratori che predicano dal pulpito di S. Domenico Maggiore, entra in convento. Percorre rapidamente tutte le tappe fino al sacerdozio, celebrando a Campagna, nella chiesa di San Bartolomeo, la sua prima messa. Si segnala subito per l’acuto ingegno e la particolare abilità nell’arte della memoria ma anche per l’insaziabile curiosità che lo porta ad interessarsi non solo ai testi canonici, ma anche a quelli eretici, in particolare alle opere di Erasmo da Rotterdam. Tendenza questa che determina l’apertura del primo processo contro di lui, spingendolo a fuggire da Napoli.
Ha inizio così un’incredibile peregrinatio: quasi diecimila chilometri, in giro per le principali corti ed accademie europee. Nell’arco di due anni soggiorna a Roma, Noli, Savona, Torino, Venezia e Padova. Dopo brevi soste a Bergamo e a Brescia, si dirige verso Lione, poi Chambery e di lì a Ginevra, dove riesce a farsi scomunicare anche dai calvinisti. La sua irrequietezza e l’intolleranza ai dogmi gli faranno stabilire un ineguagliato record di scomuniche: alla cattolica e alla calvinista, si aggiungerà più tardi, ad Helmstedt quella luterana. Tappa successiva: Tolosa, dove insegna per circa due anni, prima di dover cambiare aria per la recrudescenza delle lotte religiose. Giunge così a Parigi, dove gode un periodo di fulgida fortuna. Enrico III ne ammira l’arte della memoria, lo nomina lettore reale e lo invia a Londra al seguito dell’ambasciatore Michel de Castelnau.
Il soggiorno inglese, iniziato nell’aprile 1583, lo introduce alla corte della “diva Elisabetta” e gli consente di portare a termine la maggior parte delle opere italiane. Nel mirino della sua insaziabile ambizione finisce naturalmente Oxford: troppo ghiotta l’occasione di affermare l’infinità dell’universo nella roccaforte della pedanteria accademica! Tanto ardire gli costa l’allontanamento, con l’accusa di plagio, tanto fedelmente la mnemotecnica gli consentiva di citare i suoi maestri.
Al rientro in Francia, il tentativo di tornare ad insegnare è frustrato dall’opposizione degli aristotelici, ai quali rinfaccia la cieca abitudine a credere. Dopo una drammatica disputa, svoltasi nel Collegio di Cambrai, è costretto a lasciare la Francia, dando inizio alla fase tedesca della sua peregrinatio. Nonostante critichi ferocemente la dottrina dei luterani, sono proprio questi a trattarlo con più ospitalità e considerazione. Insegna a Wittenberg e ad Helmstedt, esperienze esaltate nelle “Due Orazioni”, lasciando dietro di sé uno stuolo di fedeli e riconoscenti discepoli. Tenta la carta Praga, alla corte dell’imperatore Rodolfo II, ma il ruolo di mago o ciarlatano non fa per lui. Fa rotta quindi su Francoforte, per curare la pubblicazione della summa del suo pensiero: i tre poemi latini. Il soggiorno è interrotto da un periodo di sei mesi in Svizzera, durante il quale entra in contatto con l’ambiente Rosacrociano.
Attirato in Italia dalla doppia utopia di contendere a Galileo la cattedra di matematica a Padova e di ottenere il perdono papale, vincolandolo alle sue idee, accetta l’invito-trappola del patrizio veneziano Giovanni Mocenigo, che gli sarà fatale. Questo tristo personaggio, deluso per non aver ricevuto gli insegnamenti magici che si aspettava, lo fa rinchiudere dai servi e lo consegna agli sgherri dell’Inquisizione. Il “Mercurio in terra”, finisce così in una buia cella, dalla quale non uscirà più. In verità, a Venezia le cose sembrano mettersi bene ma, proprio quando Bruno pensa di potersela cavare, rinnegando gli eccessi verbali commessi e promettendo di tenere a freno il suo ingegno, arriva l’avocazione del processo da parte del Santo Uffizio Romano, che non aveva mai cessato di tenerlo
d’occhio. Venezia abbozza una resistenza, in nome della propria autonomia legislativa, ma infine cede alle richieste del Vaticano e, nel febbraio del 1593, il filosofo viene trasferito nelle carceri di Roma. Bruno tiene testa ai suoi accusatori per sette lunghi anni, con una tattica fatta di parziali ammissioni e orgogliose rivendicazioni, ma l’ingresso nel collegio giudicante del cardinale Bellarmino imprime al processo una brusca sterzata. La difesa del Nolano, incentrata sulla distinzione della verità filosofica da quella teologica, vacilla. Messo di fronte all’obbligo di abiurare 24 proposizioni ritenute eretiche, si dice disposto per quelle di natura teologica ma, messo di fronte alle affermazioni filosofiche, che rappresentano l’essenza del suo pensiero, si irrigidisce e grida di non aver nulla di cui pentirsi. Le ultime parole, prima che gli impongano la mordacchia per inchiodargli la lingua, sono sprezzanti: “Avete più paura voi nel pronunciare questa sentenza, che io nell’ascoltarla!” Giovedì 17 febbraio 1600, legato nudo a un palo in piazza Campo de’ fiori, il filosofo degli infiniti mondi viene bruciato vivo.
mercoledì
LA VERA ORIGINE DEL CALCIO. MASSONERIA E CONTROLLO
martedì
Un contributo sulla Storia della Massoneria
domenica
Massoneria: Origini e Leggende
giovedì
Solstizio dei Massoni, 2700 persone a Roma/ Vi militò anche Totò.
lunedì
Solstizio: Significati e Simboli !
Solstizio d’Estate: 21 giugno 2021, il giorno più lungo.
Il 21 giugno
entra ufficialmente l’estate astronomica e le giornate che hanno iniziato
progressivamente ad allungarsi dal solstizio d’inverno raggiungono il loro
picco massimo. In Italia avremo oltre 15 ore di luce il 21 giugno. Poi dal 22
giugno un lento, ma inesorabile accorciamento fino a raggiungere il minimo nel
giorno del solstizio d’inverno, ovvero il 21 dicembre.
La parola solstizio deriva da -sol, ossia sole
e -sistere ossia fermarsi in quanto è il momento di massima declinazione del
sole nel suo cammino apparente lungo l’eclittica. Nel giorno del 21 giugno il
sole resterà sopra la linea del tramonto per 15 ore e 14 minuti.
La durata del crepuscolo ovvero il tempo prima dell’alba
e dopo il tramonto in cui la luce del sole è ancora visibile raggiungerà il suo
massimo nell’emisfero nord con record nel circolo polare artico dove il sole
resterà per quasi 24 ore sopra all’orizzonte.
Il giorno del solstizio d’estate viene celebrato a Stonehenge. Qui in questo antichissimo sito un raggio del sole attraversa il trilite, ossia la struttura composta da due monoliti verticali con architrave, e va ad illuminare l’altare centrale. In questa maniera gli antichi druidi interpretavano l’arrivo della nuova stagione, l’estate.
Ma per i Massoni che significati ha e quali possiamo trarne ?
Giovanni Evangelista, al quale è dedicato il solstizio d'inverno, è indicativo non tanto di una
persona fisica, quanto del più esoterico degli scritti riconosciuti, come
testimonianza della scuola "giovannea". Tra gli storici, sembra ormai
prevalere l'idea che i nomi usati per indicare i Vangeli non corrispondano a
persone fisiche, ma a scuole di pensiero dottrinale.
Una lettura, quella attribuita a Giovanni, che
mette in risalto l'origine divina del Figlio, in una insondabile eternità, così
come annuncia la frase:
«In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio…».
Il concetto di preesistenza è alla base della
testimonianza resa dal Vangelo di Giovanni.
Il solstizio
d'estate è invece dedicato ad una figura ben precisa: Giovanni detto il Battista, così chiamato perché reintrodusse il
battesimo, un antico rito ebraico di purificazione attraverso l'acqua. Il
Battista era un profeta, che annunciò l'arrivo imminente del regno di Dio.
Legare questi due momenti dell'anno, quello
invernale - con il minor grado d'irradiazione solare - a Giovanni
Evangelista, colui che simbolicamente guarda all'Origine di quella Luce
spirituale, e quello estivo - con il maggior grado d'irradiazione solare - a Giovanni Battista, colui che annuncia e profetizza l'avvento futuro della Luce
divina, è l'insegnamento che la tradizione massonica ha ritenuto utile velare
nella simbologia dei suoi rituali.
Un antico precetto recita che «ogni forma è
il simbolo della realtà che la produce», ed il simbolo è una forma, un contenitore al pari di un tempio, di una
cattedrale, di un libro; ogni forma è femminile e ricettiva, uno spazio che
accoglie. Ogni simbolo si qualifica dalla luce che contiene, la propria natura solare, ma il
contenuto è limitato dalla capacità di chi l'osserva.
Anche l'uomo, simbolo vivente, nella sua realtà
triplice, di forma, coscienza e spirito, è qualificato dal grado di Luce che sa
esprimere. Questa realtà è ricordata dai colori dei paramenti che
caratterizzano i gradi e non solo quelli massonici. Infatti i colori dei
paramenti, ricordano a chi ancora iniziato non è, la qualità luminosa, nel
senso di vibrazione della sfera psichica e spirituale, che quel grado o
funzione dovrebbero esprimere. L'Iniziato che incarna le qualità che gioielli e
paramenti ricordano, sarà in grado di vivificarli con i suoi pensieri, le sue
azioni e le sue parole.
In altri termini egli è ciò che rappresenta.
La Luce è quindi l'energia che ogni forma è
capace d'irradiare, l'essenza spirituale che manifestandosi la qualifica.
L'assenza di Luce, prodotto della coscienza spirituale, lascia l'uomo nella
tenebra, nell'oscurità, tanto che l'Insegnamento definisce il sé inferiore
ancora privo di quella coscienza, un'ombra. Quelle che Giordano Bruno definiva
"ombre delle idee", l'uomo non consapevole dell'Idea che lo ha
generato e che lo Anima.
E proprio come ombre si muovono gli uomini nel labirinto del mondo di caos.
Più duna
volta - afferma Plotino nelle Enneadi - uscito dal sonno del Corpo, era
celebrato a Roma ai due solstizi dai Collegia Fabrorum, e che tali ricorrenze
potevano forse essere ricondotte a “Giano”?
Il circolo
nella filosofia di Plotino:
dalla
contemplazione all'estasi; dalla processione all'anima umana.
Plotino (in
greco antico: Πλωτίνος, Plōtínos; Licopoli, 203/205 - Minturno (o Suio), 270)
è stato un
filosofo greco antico. È considerato uno dei più importanti filosofi
dell'antichità,
erede di Platone e padre del neoplatonismo. Le informazioni biografiche che abbiamo su di lui provengono per la maggior parte dalla Vita di Plotino, composta da Porfirio come prefazione alle Enneadi. Queste furono gli unici scritti di Plotino, che hanno ispirato per secoli teologi, mistici e metafisici "pagani", cristiani, ebrei, musulmani e gnostici.
L'identificazione
attribuibile a Plotino è plausibile ma non provata.
Ricerca di Giancarlo Bertollini
Bibliografia:
Esonet, Wikipedia, Officinae
martedì
Scoprite una Roma fantastica.
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