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mercoledì
Rassegna Stampa di Mercoledì 13 maggio 2015
martedì
LA PAGLIUZZA E LA TRAVE ! Dedicato a chi, con IPOCRISIA punta il dito mentre gestisce affari poco puliti, a chi lavora nel sottobosco per ottenere appalti e lavori, a chi "gonfia" le fatture per accontentare qualcuno, a chi se ne frega degli obiettivi sani e comuni ma pensa solo ai propri, diffondendo il male nella Comunità.
Parole di Luce.
"Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?"
(Luca 6,41)
Quanto tempo perdiamo nel fermarci a guardare i difetti degli altri, giudicare i loro errori e poi non ci accorgiamo delle nostre troppe povertà e della tua infinita misericordia nei nostri confronti. Liberaci Signore dal virus mortale del giudizio e donaci un cuore umile che sappia cercare sempre la luce della tua verità per riconoscere che noi siamo niente, tu sei tutto, senza di te non possiamo fare niente.
«Un discepolo si era macchiato di una grave colpa. Tutti gli altri reagirono con durezza condannandolo. Il maestro, invece, taceva e non reagiva. Uno dei discepoli non seppe trattenersi e sbottò: “Non si può far finta di niente dopo quello che è accaduto! Dio ci ha dato gli occhi!” Il maestro, allora, replicò: “Sì, è vero, ma ci ha dato anche le palpebre!”». Siamo partiti da lontano, con questo apologo indiano, per commentare una delle frasi più celebri del Vangelo, dedicata alla falsa correzione fraterna.
Sappiamo, infatti, che lo stesso Gesù suggerisce di «ammonire il fratello se commette una colpa contro di te» (si legga il paragrafo di Matteo 18,15-18). Ma è inesorabile contro gli ipocriti che correggono il prossimo per esaltare sé stessi e, anche in questo caso, è difficile trovare una più incisiva lezione rispetto a quella che ci è offerta dalla parabola del fariseo e del pubblicano (Luca 18,9-14). In tutti gli ambienti, anche in quelli ecclesiali, ci imbattiamo in questi occhiuti e farisaici censori del prossimo, ai quali non sfugge la benché minima pagliuzza altrui, sdegnati forse perché la Chiesa è troppo misericordiosa e, a loro modo di vedere, troppo corriva.
Si ergono altezzosi, convinti di essere investiti da Dio di una missione, consacrati al servizio della verità e della giustizia. In realtà, essi si crogiolano nel gusto sottilmente perverso di sparlare degli altri e si guardano bene dall'esaminare con lo stesso rigore la loro coscienza, inebriati come sono del loro compito di giudici. Ecco, allora, l’accusa netta di Gesù: guarda piuttosto alla trave che ti acceca! «Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello» (6,42). E poche righe prima, in questo che gli studiosi hanno denominato il “Discorso della pianura” (parallelo al “Discorso della montagna” di Matteo), egli aveva ammonito: «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati!» (6,37).
Purtroppo, dobbiamo tutti confessare che questo piacere perverso di spalancare gli occhi sulle colpe del prossimo è una tentazione insuperabile che ci lambisce spesso. Quel racconto indiano che abbiamo citato in apertura è accompagnato da un paio di versi di un celebre e sterminato poema epico indiano, il Mahabharata, che affermano: «L’uomo giusto si addolora nel biasimare gli errori altrui, il malvagio invece ne gode». Bisogna riconoscere – come ribadiva l’umanista mantovano Baldesar Castiglione (1478-1529) nel suo trattato Il Cortegiano - che «tutti di natura siamo pronti più a biasimare gli errori che a laudar le cose bene fatte». Ritorniamo, comunque, a quel discorso di Gesù proposto dal Vangelo di Luca e riprendiamo un’altra frase che sia da suggello a questa nostra riflessione sull’ipocrisia: «Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso» (6,36).
www.studiostampa.com
"Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?"
(Luca 6,41)
Quanto tempo perdiamo nel fermarci a guardare i difetti degli altri, giudicare i loro errori e poi non ci accorgiamo delle nostre troppe povertà e della tua infinita misericordia nei nostri confronti. Liberaci Signore dal virus mortale del giudizio e donaci un cuore umile che sappia cercare sempre la luce della tua verità per riconoscere che noi siamo niente, tu sei tutto, senza di te non possiamo fare niente.
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Un fariseo, miniatura. Londra, British Library |
«Un discepolo si era macchiato di una grave colpa. Tutti gli altri reagirono con durezza condannandolo. Il maestro, invece, taceva e non reagiva. Uno dei discepoli non seppe trattenersi e sbottò: “Non si può far finta di niente dopo quello che è accaduto! Dio ci ha dato gli occhi!” Il maestro, allora, replicò: “Sì, è vero, ma ci ha dato anche le palpebre!”». Siamo partiti da lontano, con questo apologo indiano, per commentare una delle frasi più celebri del Vangelo, dedicata alla falsa correzione fraterna.
Sappiamo, infatti, che lo stesso Gesù suggerisce di «ammonire il fratello se commette una colpa contro di te» (si legga il paragrafo di Matteo 18,15-18). Ma è inesorabile contro gli ipocriti che correggono il prossimo per esaltare sé stessi e, anche in questo caso, è difficile trovare una più incisiva lezione rispetto a quella che ci è offerta dalla parabola del fariseo e del pubblicano (Luca 18,9-14). In tutti gli ambienti, anche in quelli ecclesiali, ci imbattiamo in questi occhiuti e farisaici censori del prossimo, ai quali non sfugge la benché minima pagliuzza altrui, sdegnati forse perché la Chiesa è troppo misericordiosa e, a loro modo di vedere, troppo corriva.
Si ergono altezzosi, convinti di essere investiti da Dio di una missione, consacrati al servizio della verità e della giustizia. In realtà, essi si crogiolano nel gusto sottilmente perverso di sparlare degli altri e si guardano bene dall'esaminare con lo stesso rigore la loro coscienza, inebriati come sono del loro compito di giudici. Ecco, allora, l’accusa netta di Gesù: guarda piuttosto alla trave che ti acceca! «Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello» (6,42). E poche righe prima, in questo che gli studiosi hanno denominato il “Discorso della pianura” (parallelo al “Discorso della montagna” di Matteo), egli aveva ammonito: «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati!» (6,37).
Purtroppo, dobbiamo tutti confessare che questo piacere perverso di spalancare gli occhi sulle colpe del prossimo è una tentazione insuperabile che ci lambisce spesso. Quel racconto indiano che abbiamo citato in apertura è accompagnato da un paio di versi di un celebre e sterminato poema epico indiano, il Mahabharata, che affermano: «L’uomo giusto si addolora nel biasimare gli errori altrui, il malvagio invece ne gode». Bisogna riconoscere – come ribadiva l’umanista mantovano Baldesar Castiglione (1478-1529) nel suo trattato Il Cortegiano - che «tutti di natura siamo pronti più a biasimare gli errori che a laudar le cose bene fatte». Ritorniamo, comunque, a quel discorso di Gesù proposto dal Vangelo di Luca e riprendiamo un’altra frase che sia da suggello a questa nostra riflessione sull’ipocrisia: «Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso» (6,36).
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ROMA: UN INCONTRO-EVENTO DA NON PERDERE !
Venerdì 22 maggio alle ore 18, a Roma, presso la Biblioteca Statale Antonio Baldini, Via di Villa Sacchetti, 5 (Parioli), Luigi Pruneti introdurrà il suo libro:
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" GLI INIZIATI "
" IL LINGUAGGIO SEGRETO DELLA MASSONERIA"
seguirà aperitivo. Ingresso libero.
Per informazioni:
domenica
Berlino:luglio del 1945 (ero nato da 2 mesi).
srdce mi trhá keď vidím Berlín v takomto stave :(/n0rmal
Posted by Wehrmacht CZ/SK on Sabato 2 maggio 2015
ALIMENTAZIONE: siamo tutti pedine di un gioco?
Siamo tutti pedine di un gioco?- guardatelo ... fa riflettere tantissimo
Posted by Vita da Mamma on Mercoledì 22 ottobre 2014
Fabio Schiuma: I MIEI PRIMI 20 ANNI DI POLITICA!
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Fabio Sabbatani Schiuma |
Si, sono orgoglioso di quello che ho fatto, anche dei miei errori che non rinnego e delle mie scelte passate che non rimpiango. Anche e soprattutto di quell'articolo di Libero, che mi definì 'Schiuma, il ribelle'.
Sono fatto così, con pregi e difetti come tutti. Nei rapporti personali incapace di essere diplomatico o di non far trasparire simpatie e antipatie, ma coerente sempre con la parola data e con il senso dell'onore a guidare comunque la mia agenda politica e umana.
Sono orgoglioso poi non solo di aver vinto sempre ogni campagna elettorale nelle liste di destra dove mi sono presentato (terzo nel 97, secondo nel 2001, terzo nel 2006, primo nel 2008 al comune di Roma), tranne l'ultima dove in 4 mesi non sono riuscito a recuperare 4 anni e mezzo perduti per colpa dell'attaccamento alla poltrona di qualcuno, anche se mi resta difficile digerire la sparizione comunicatami dalla Procura, di quai tutte le schede elettorali da me contestate. Sono fiero anche di come sono 'caduto da cavallo' e della forza che ho trovato, grazie a coloro che mi sono rimasti vicino, per rialzarmi e pianificare la rivincita: si, perchè la rivincita ha un sapore più bello e forte della vittoria.
Tutto, le gioie, le delusioni, le vittorie e le sconfitte, hanno fatto parte di un 'gioco' che mi sono scelto, che ho nel sangue, nel DNA di una famiglia con parenti ufficiali dell'esercito che si sono tolti la vita con il tricolore in mano per non consegnarlo al nemico anglo-americano, nonostante l'onore delle armi ricevuto, di zii che hanno sacrificato le loro carriere per rimanere coerenti con le loro idee politiche, di genitori che hanno sempre anteposto il valore della famiglia a tutto il resto, che non hanno mai fatto trapelare gli echi di un qualsiasi litigio di fronte ai figli e che a 86 anni solo una malattia infame sta tenendo lontani l'uno dall'altro, o meglio non fa più essere se stesso il mio vecchio papà.
Tutto, ci sta tutto, e per me è stato sempre un grande privilegio fare politica, trovare una retta via tra legittime ambizioni e stare al servizio delle persone, un privilegio che mi ha sempre portato a pensare che domani potrò guardare negli occhi una figlia o un figlio - ora che ho finalmente trovato Anna, la mia altra metà del cuore, con la quale mi sposerò tra poco più di due mesi - e potergli dire 'tuo padre ha cercato in tutti i modi di consegnarti un mondo migliore'. Si, perché la politica, se fatta bene, in modo trasparente, onesto e coraggioso, fa bene alla collettività. E anche qui io ho cercato di dare il mio piccolo esempio: in Campidoglio ho rinunciato a ogni benefit - quale macchina di servizio, rimborso lavorativo, tessera 'intera rete' e parcometro gratuito - per percepire al massimo 1300 euro al mese lorde. E questo l'ho potuto fare perché, grazie a Dio, io di politica non vivo e campo di mio. La mia vita, in sostanza, è nelle due righe del manifesto che tengo affisso a casa, in ricordo di Mikis Mantakas, e che recita "nella vita non esistono uomini che vincono e che perdono ma uomini che combattono o non combattono". E io oggi continuo a combattere, insieme ai tanti che sempre di più credono in Riva Destra, e mi sento più forte che mai.
Fabio Sabbatani Schiuma - Segretario Nazionale di Riva Destra
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sabato
Nicola Porro (Virus Rai): questo filmato andato in onda ieri sera è dedicato a tutti coloro che definiscono i disordini di Milano come bazzecole realizzate da ragazzi che sbagliano e che io definisco solo e semplicemente delinquenti.
Questo filmato andato in onda ieri sera Virus Rai è dedicato a tutti coloro che definiscono i disordini di Milano come bazzeccole realizzate da ragazzi che sbagliano. e che io definisco solo e semplicemente delinquenti.Ps è stato girato da beniamino daniele che per fare il suo lavoro con la collega francesca parisella ha rischiato grosso.
Posted by Nicola Porro on Sabato 2 maggio 2015
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